“Volevo diventare architetto; essendo un designer, devo seguire le leggi, i principi dell’architettura. Un abito viene realizzato in base alla trama del tessuto: questo è il segreto dell’alta moda, un segreto che dipende dalla prima legge dell’architettura, obbedendo alle leggi di gravità.”
Christian Dior
Affinché uno schizzo possa evolversi fino al look finale sono necessarie diverse sessioni di prova, e la perfezione di una collezione richiedeva all’epoca 9.000 metri di tessuto e 35 km di “toile” per testare i modelli. Per avere successo, i capi devono semplicemente essere ben tagliati e ben cuciti: “Il vero lavoro consiste nel far sì che tutte le mani che tagliano, cuciono, provano e ricamano esprimano tutto ciò che ho provato”, ha spiegato Christian Dior.
Desideroso di creare abiti “strutturati”, Christian Dior iniziò fin dal principio a foderare i suoi tessuti con percalle o taffetà rinforzando gli orli con calicò, il tutto per dare più consistenza ai suoi look. Sotto la direzione di Marguerite Carré, gli atelier recuperarono o inventarono le tecniche che, insieme, sarebbero diventate la “mano di Dior”, leggermente perfezionate con ogni nuova silhouette per ogni stagione e preservate fino a oggi dai direttori creativi che sono succeduti a Monsieur Dior.